-  

TORNA ALL'INDICE

 

- 7 -

 

IL SEGGIOLAIO

 

I seggiolai – artigiani di antica tradizione ambulante – provenivano quasi tutte dalle zone montuose tra il Trentino, il Bellunese e il Friuli orientale. Lasciavano la loro terra in inverno, quando l’attività agricola era ferma. Soggiornavano dove trovavano, rimanendo a pensione presso privati, che gli offrivano la possibilità di dedicarsi al loro mestiere, o andando “a òpra”, ospitati cioè nelle case dei contadini che ne richiedevano la prestazione in cambio di vitto e alloggio. Non di rado, però, dovevano adattarsi a sistemazioni più modeste; infatti, d’inverno capitava di dover dormire nelle stalle, d’estate nei capanni. Erano lavoratori di grande dignità, abituati nel loro girovagare ad adattarsi ad ogni ambiente e a saper trattare le persone. Appena i “segiolèri” giungevano nelle nostre campagne, i contadini gli fornivano i “piozzi” delle seggiole da costruire, già preparati in estate affinché fossero adeguatamente seccati al loro arrivo. Poi andavano personalmente a tagliare il legno necessario, in genere ciliegio selvatico fresco, castagno o acacia, materiale resistente e dalla gradevole colorazione. Li individuava per tempo il contadino stesso, che si offriva anche di aiutare l’ospite nelle varie operazioni di sua competenza. Il seggiolaio fabbricava tutta la struttura, collegandovi a incastro i piozzi che trovava pronti. Poi procedeva con l’impagliatura. In genere era lo stesso “impaiacareghe” – cosi lo chiamavano nella terra d’origine – a portare i fasci d’erba palustre adatta all’impagliatura. Raccoglieva e seccava al sole questa “schianza”, suddividendola a seconda della qualità del colore. La trasportava su di uno zaino a seggiola. Per i manufatti rustici usava paglia più spessa; più sottile invece per quelli di maggiore raffinatezza. Questi stagionali ambulanti restavano in un podere solo i giorni necessari a completare il lavoro, poi si trasferivano. Un buon “segiolèro” riusciva da solo a costruire circa tre o quattro seggiole al giorno. Per impagliarne una impiegava un’oretta. Lavorava ad una velocità impressionante e i suoi prodotti duravano a lungo. Vi erano diversi generi di impagliatura: a croce – il più resistente - a sacchi, a fascia, a spina. Di attrezzi ne utilizzava pochi: varie asce e accette, le “rasoiette” (lame con manici per affilare) e gli arnesi per  forare il legno: trivelle ,”guàlatri” o “manaròle”. Naturalmente anche lavoratori locali si dedicavano all’impagliatura delle seggiole. Andavano lungo i “patolli” dei fiumi a raccogliere la “schianza” o “l’gionco”, che lasciavano seccare prima dell’uso. Nel 1831 la “schianzatura” di una di esse costava 8 baiocchi; nel 1878, 60 centesimi. I seggiolai Arrivavano anche nelle zone più impervie, dove i contadini erano per lo più abituati a far da sé. Ma i contadini di montagna per quanto poveri, impietositi dai disagi di questi ambulanti, talvolta gli facevano impagliare qualche seggiola.

TOP
 
   
 
 
Informativa privacy | dati fiscali
Il Portale del Mobile in Stile é un progetto WIN S.r.l.
Win S.r.l. - WinEuropa Group - Un solo Partner Tutte le soluzioni
Via Senese Aretina, 226 - 52037 Sansepolcro (AR) ITALY - Tel. +39 0575 740891 - E-mail: webmaster@wineuropa.it
© Copyright Win S.r.l. 2002 è Vietata la Riproduzione - Web Design Arch. F. Venturucci